Medioevo Romanico

Medioevo Romanico

Nella seconda metà dell’XI secolo gli eredi di Ottone di Sassonia tendono a sottomettere la Chiesa all’autorità dell’Imperatore. Ne consegue una dura lotta per la supremazia – lotta per le Investiture – che vedrà vittoriosa la Chiesa. Questo periodo è caratterizzato da un profondo rinnovamento religioso, politico, artistico, economico e sociale. Si costituiscono nuovi centri urbani: gli artigiani e i commercianti acquistano un ruolo sempre più importante nel governo della città. Si afferma la potenza delle Città Marinare, che cacciano gli Arabi dal Tirreno ed avviano traffici e scambi con i Paesi dell’Oriente. L’Italia meridionale, dapprima sotto i Normanni – Regno di Puglia e Sicilia – passa in eredità, successivamente, agli Svevi, che, con Federico II, ne faranno un centro di grande cultura. La Chiesa promuove le Crociate, per liberare i «luoghi santi» caduti in mano ai Turchi. Si formano i liberi comuni.

Arte: conoscenza di base

Il termine romanico si attribuisce all’arte che si sviluppa in Europa verso la fine dell’XI secolo. Romanico, però, si ricollega anche alla comune eredità romana dei territori in cui si sviluppa l’arte dei secoli XI e XII: dalla Spagna alla Francia e all’Italia fino all’Inghilterra ed ai paesi Scandinavi. Il recupero del patrimonio classico del tardo impero è infatti evidente soprattutto in architettura (nell’uso dell’arco e della volta) e in scultura (nella ricerca della volumetria e del rilievo). L’arte, in questo periodo, è quasi interamente rivolta alla costruzione di grandi opere religiose: la Cattedrale esprime il nuovo benessere economico dei centri urbani e diviene il simbolo dell’intera comunità. L’architettura della Cattedrale romanica è imponente e massiccia; il sistema costruttivo è generalmente basato su robusti pilastri, che sostengono volte a crociera. Pittura e scultura sono destinate all’abbellimento dell’architettura: i cicli ad affresco decorano le navate e i rilievi, anche di soggetto popolare, si trovano sia all’interno che sulla facciata della cattedrale. Le figure appaiono generalmente rigide nei movimenti, ma, rispetto al periodo precedente, sono caratterizzate anche dalla ricerca di maggiore volumetria e rilievo. Quando, nel XII secolo, si intensificano ulteriormente gli scambi, nei centri urbani acquistano importanza i nuovi ceti sociali dei mercanti e dei commercianti. Essi si svincolano completamente dal lavoro nei campi e costituiscono il nucleo della futura borghesia. Gli artigiani si specializzano nei vari settori del lavoro ed emergono le prime personalità di rilievo. Ormai le informazioni circolano da luogo a luogo con maggiore rapidità: un artigiano che vale può diventare noto ad un pubblico più vasto ed essere chiamato a lavorare in luoghi lontani dalla propria terra d’origine. Diventa importante far conoscere il proprio nome per ottenere nuove committenze: rifiorisce il mercato delle opere d’arte e si riafferma il ruolo dell’artista.

Architettura

Nella seconda metà dell’XI secolo si verifica una ripresa dell’attività edilizia in tutto il territorio italiano. Sorgono molti agglomerati di abitazioni, che costituiscono il nucleo delle future città. Questo fenomeno, che non è regolato da pianificazioni rigorose, è legato all’intensificarsi degli scambi e al miglioramento dell’economia, in una situazione politica che diviene via via sempre più stabile. Le testimonianze dell’arte si riferiscono ancora essenzialmente a costruzioni di tipo religioso, ma non mancano resti di architetture civili, quali, ad esempio, le case-torri delle famiglie più potenti, costruite come dimore fortificate all’interno degli insediamenti urbani. Esse sono spesso situate l’una accanto all’altra e, in caso di pericolo, vengono collegate da passerelle di legno fissate in cavità predisposte nei muri esterni, così da consentire il passaggio di armi e viveri, o facilitare la fuga. La vita del borgo non è più rigidamente chiusa all’interno delle mura; si favoriscono i mercati e le fiere, creando spazi per accoglierli. Questo sviluppo edilizio si riflette anche nell’architettura religiosa: sorgono molte nuove chiese, alcune delle quali, per dimensione e importanza, divengono il monumento più rappresentativo della comunità. Nasce così la Cattedrale, che riassume in sé e testimonia tutti i valori del suo tempo: essa è contemporaneamente edificio religioso, luogo di riunione per la comunità, luogo di sepoltura degli uomini illustri. All’esterno, la Cattedrale è una costruzione massiccia e imponente: nei muri di laterizio o di pietra, rinforzati da pilastri (contrafforti), si aprono strette finestre con profondi strombi (aperture che, all’interno, sono molto più larghe che all’esterno). La facciata si presenta generalmente con la navata centrale più alta e più larga delle navate laterali; spesso però assume anche la forma a capanna, chiusa cioè da due semplici spioventi. Il portale, ornato da cornici, bassorilievi e statuine, è evidenziato da una copertura sporgente sorretta da 2 o 4 colonne (protiro); a volte queste poggiano su leoni di pietra. Le porte sono spesso di bronzo: la tecnica della fusione, tanto nota nell’antichità, viene infatti «riscoperta» nel XII secolo. Sopra il portale viene aperta generalmente una finestra circolare (rosone) che illumina la navata centrale; frequente è anche l’abbellimento costituito da una o più serie di colonnine collegate da archetti, quasi a formare un loggiato. All’interno, la pianta si articola su tre livelli: quello delle navate, quello del presbiterio, rialzato su gradini, e quello della cripta, scavata sotto il presbiterio, nella quale si conservano le spoglie del Santo e le reliquie. Si abbandona gradatamente lo schema del grande ambiente rettangolare e la pianta diviene a croce latina: i due bracci trasversali della croce costituiscono il transetto. Il presbiterio, quindi, che contiene l’altare e che è la zone più importante della Chiesa, poggia sulla cripta, che è l’ambiente consacrato alle spoglie del Santo, cui la Chiesa è dedicata. La pianta a croce richiama l’immagine di Cristo nel momento culminante del Suo martirio. L’altare e la cripta sono il «cuore» della Chiesa e sono posti all’incrocio dei bracci, così come il cuore di Cristo crocefisso. Lungo le navate, robusti pilastri sostituiscono le colonne; collegati da archi, essi sostengono una serie di volte a crociera, ad ognuna delle quali corrisponde uno spazio, detto campata. Le navate laterali, che sostengono gallerie (matronei) affacciate nella navata centrale, si chiudono con absidi, affiancate a quella maggiore, posta alle spalle dell’altare. Il campanile, non più cilindrico ma a pianta quadrata, viene inserito generalmente nel transetto ed il vicino battistero viene arricchito da cappelle e logge. L’area della cattedrale diviene quindi un complesso di monumenti.

Attorno ai portali, nelle cornici, sui pilastri, sulle pareti, accanto alle rappresentazioni sacre si raffigurano i mestieri dell’uomo, le scene del lavoro nei campi e immagini simboliche che illustrano le stagioni e che si riferiscono al tempo che scorre sotto lo sguardo di Dio. Ogni attività lavorativa, ogni azione, pensiero, momento della vita sono dedicati interamente al Signore. La Cattedrale è quindi il monumento più significativo dell’arte romanica; è l’espressione di un lavoro organizzato che impegna tutta la comunità. Appare evidente l’orgoglio della popolazione, che vuole lasciare nel tempo la testimonianza della propria cultura, posta al servizio della fede.

Sebbene questi siano i tratti comuni a tutte le cattedrali romaniche, ogni regione, con i suoi materiali caratteristici e le sue tradizioni artistiche locali, presenta varianti proprie e ben identificabili. In Toscana, Marche e Umbria, ad esempio, la ricchezza di pietre e marmi colorati determineranno una tipica decorazione dei muri a fasce orizzontali; nell’Italia settentrionale, invece, abbandonerà l’uso del mattone insieme a quello della pietra intagliata. Un discorso a parte meritano Venezia, che, legata all’oriente dai suoi traffici per mare, sviluppa ulteriormente i modi espressivi bizantini; e l’Italia meridionale, con particolare riferimento alla Sicilia, dove le eredità bizantine, arabe e normanne, si fonderanno in un’architettura ricchissima di decorazioni e caratterizzata anche da coperture a cupole emisferiche, tipiche della tradizione musulmana.

Scultura

Nella scultura romanica è evidente la tendenza a superare il rilievo piatto, tipico della decorazione bizantina, e il gusto per l’ornamentazione a motivi lineari, tipica delle culture barbariche. Viene così recuperata la volumetria delle forme, ispirandosi ai rilievi dei sarcofagi e alle sculture a tuttotondo della tarda romanità, ancora presenti nel territorio. Le figure umane vengono curate nell’espressione dei volti e nella definizione delle vesti; una grande attenzione è posta nella rappresentazione dei gesti, perché attraverso di essi si individua l’attività e il ruolo di personaggi nella scena raffigurata. Caratteristica fondamentale delle sculture romaniche è la semplicità della composizione: la rappresentazione nasce per il popolo e deve essere quindi compresa ed apprezzata con facilità e immediatezza. L’espressività è resa, ed accentuata, dalle sproporzioni dei volti e degli arti; i gesti sono gravi e solenni. In questo modo si rappresentano sia i temi sacri tradizionali, sia i nuovi temi allegorici e profani, ispirati alle tradizioni popolari, alla vita lavorativa, alle leggende cavalleresche che narrano di uomini puri di spirito e forti nel corpo, combattenti, in nome della Chiesa, per la difesa della fede. La convinzione per cui, sostenuti dalla fede, sia possibile superare qualunque tormento, si evidenzia anche nella rappresentazione dei soggetti sacri: Cristo sulla croce è eroico, con il corpo eretto, gli occhi aperti e lo sguardo deciso. La sua figura è grandiosa, al di sopra di ogni sofferenza umana; la Madonna ai suoi piedi è contenuta nei gesti e riservata nell’esprimere il proprio dolore. Fra i più importanti scultori del periodo romanico, che danno l’avvio ad una nuova tradizione della scultura in Italia, sono da ricordare Wiligelmo, autore della decorazione della facciata della Cattedrale di Modena, e Benedetto Antelami, che scolpisce i rilievi della Cattedrale e del Battistero di Parma. Nelle loro sculture si nota il superamento della rigidezza e frontalità delle figure ed una più complessa costruzione delle immagini, poste su diversi piani di profondità.

Pittura

In pittura permangono ancora fortissimi gli influssi bizantini, anche perché mancano i documenti pittorici della romanità: gli affreschi di Pompei ed Ercolano, che oggi costituiscono la più importante documentazione nel settore, saranno infatti riscoperti nel XVIII secolo. La rigidezza delle composizioni pittoriche è spesso accentuata dalla simmetria rigorosa e dalla ripetizione ritmica degli elementi. Le zone di colore sono nettamente separate da linee scure, che disegnano il contorno della figura, i tratti del volto, le pieghe delle vesti. Nelle varie regioni, le maestranze locali caratterizzano in modi diversi la rappresentazione pittorica; nell’Italia settentrionale, ad esempio, si evidenzia un certo interesse per il realismo, ignoto alla pittura bizantina, che invece è ancora nel pieno del suo splendore a Venezia e in Sicilia. Mentre, nei periodi precedenti, i dipinti e i mosaici erano utilizzati come decorazioni o illustravano scene isolate, nel periodo romanico diviene sempre più frequente utilizzarli per raccontare, in sequenze successive, gli episodi della vita dei Santi o della Bibbia. Attraverso queste narrazioni vengono divulgati quegli episodi che meglio possono indurre i fedeli all’obbedienza e al timore di Dio. I temi più illustrati sono infatti quelli della Creazione, del Peccato originale, della cacciata dal Paradiso Terrestre, del sacrificio di Abramo. Molto rappresentate sono anche le immagini del Giudizio finale, che evidenziano la tragica fine dei dannati; tra gli episodi del Vangelo, vengono scelti soprattutto quelli che si riferiscono alla Passione e alla Crocefissione, perché i fedeli comprendano quanto grave sia stato il sacrificio di Cristo per salvare l’Umanità. La serenità e la comprensione per le debolezze umane, che traspariva dalle immagini paleocristiane del Buon Pastore e dell’Ultime Cena, sono sostituite dalla severità del giudizio di Dio, inflessibile di fronte al peccato. Oltre ai mosaici ed agli affreschi si realizzano numerose pitture a tempera su tavola. Soprattutto nell’Italia centrale nasce la tradizione delle grandi croce lignee dipinte e delle tavole che abbelliscono gli altari, poste alle loro spalle (pala d’altare) o davanti, alla loro base (paliotto d’altare). Sul fondo dorato delle croci, alla grande figura di Cristo sono affiancate le immagini più piccole della Vergine e San Giovanni, oppure figure di Santi. Anche sulle pale e paliotti d’altare la figura del Santo o della Vergine è posta al centro, dove occupa generalmente tutta l’altezza della tavola; ai lati, scene della vita del Santo o episodi del Vangelo sono disposti su fasce sovrapposte. Nelle figure di questi dipinti si evidenziano gli accenni all’anatomia dei corpi ed una ricerca di espressività che conferiscono un maggior realismo alle immagini.

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