Pablo Picasso

Pablo Picasso

Nel (di)segno di… PABLO PICASSO

A cura di Chiara Silva

“Bisogna uccidere l’arte moderna. Questo significa che bisogna uccidere sé stessi, se si vuole continuare ad essere in condizione di fare qualcosa.”

Con questa frase scritta da Picasso al culmine del successo della sua pittura cubista, iniziamo il breve viaggio nel disegno di Pablo Picasso.
Per chi di voi è attento o mastica un po’ di storia dell’arte, la frase suonerà un po’ strana. Proprio lui, l’artista forse conosciuto come il più rivoluzionario nell’arte dell’inizio del novecento, dopo aver dato vita al movimento Cubista, parla di “uccidere l’arte moderna”, per ritornare a quelli che sono i più tradizionali moduli figurativi classici, ricercando nuove soluzioni formali sempre innovative al fine di scongiurare lo spettro della ripetizione e continuare a farsi interprete della rappresentazione dello spirito della sua epoca, come pochi altri sono riusciti a fare.
Picasso non è solo cubismo, quest’ultimo rappresenta solo una stagione della sua opera lunghissima e instancabile; chiunque abbia qualche conoscenza un po’ più approfondita del maestro spagnolo, sa che la sua formazione fu assolutamente tradizionale, che le sue abilità tecniche erano formidabili e che il suo legame con il “classico” riemerge nella sua potente seduzione, in tutti i momenti di svolta nella carriera dell’artista.

Oltre a essere un pittore, scultore e ceramista, Picasso esprime con massima efficacia la sua forza creativa attraverso il disegno e l’incisione, ovvero in quelle tecniche nelle quali la sua mano e il suo segno sono liberi e immediati. Ancora oggi si trovano in vendita centinaia di disegni di Picasso, frutto di una produzione talmente vasta e originale da sembrare infinita; Picasso disegnava continuamente e aveva raggiunto con il suo segno una tale sicurezza da riuscire a dare vita, con una sola linea, a figure eleganti e compiute, come pochi altri artisti sono mai stati in grado di fare. Un segno essenziale, preciso, asciutto e pulito che si curva e si modula senza nessuna esitazione.
Vi invito a mettervi davanti a un suo disegno e a osservare la linea che lo percorre. Si tratta di una linea-spazio che definisce una forma chiusa precisa e compatta, da scultore, che si fa perimetro, senza esitazione alcuna. Grande attenzione è posta anche sulla composizione del disegno; le forme sono in relazione fra loro attraverso un equilibrio perfetto.
Nel disegno con materie grasse e friabili quali la grafite e le matite o con tecniche elastiche ed umide come la penna , il bistro o l’inchiostro, la sua linea disegnativa, così simile a quella di Ingres, è la sintesi dello sdoppiamento che ciascun artista vive tra realtà e anima, un segno fluido che si muove alla ricerca del linguaggio perfetto per dare forma e far vivere ciò che l’animo vive.
“Il disegno non è la forma, ma il modo di vedere la forma” scriveva Picasso.
Allo stesso modo le tecniche incisorie dirette come la puntasecca o indirette quali l’acquaforte, producono esiti formali che sono espressione di un percorso di purificazione nel quale le forme chiare, pulite ed essenziali sono un ricongiungimento con il proprio tempo e il dramma che l’Europa vive dopo il primo conflitto mondiale.

Per la parte pratica di questo numero, dobbiamo riuscire nel difficile intento di approcciare la figura umana, ed in particolare mi piacerebbe fare provare a tutti l’esperienza di dare vita ad un piccolo ritratto.
Le parole chiave saranno LINEA, SEMPLIFICAZIONE, FORME CHIUSE, SOLIDITÀ.
Chi muove i primi passi nel disegno non deve spaventarsi; come abbiamo più volte ribadito, l’intento qui non è certo quello di realizzare falsi d’autore plausibili, ma semplicemente di acquisire, attraverso l’esempio dell’opera di grandi artisti, spunti interessanti per migliorare aspetti importanti del “saper disegnare”… la pulizia della linea, l’espressività del segno, la mobilità del polso, la capacità di “vedere oltre” il dato puramente visibile della realtà che ci circonda, e molto altro ancora.

Per questa esercitazione vi serviranno pochi materiali:

•  Una matita grafite 8B
•  Un tratto-pen nero
•  Carta da lucido
•  Carta carbone

Scegliete poi una fotografia ben definita e abbastanza grande di un volto, che sia qualcuno che conoscete o un volto tratto da una rivista non importa, l’importante è che il volto sia sufficientemente grande da poter leggere i dettagli, meglio se in formato A4 (lo rappresenteremo in scala 1:1)

Siamo pronti a iniziare.

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