Cristiana Cerretti

Cristiana Cerretti

Cristiana Cerretti è nata a Chieri in provincia di Torino nel 1973.
Dopo aver frequentato l’Istituto tecnico per il turismo e un anno di giurisprudenza, ha deciso di diventare illustratrice, passione che ha coltivato fin da bambina.
Il disegno era un sogno che aveva da sempre, tanto che a scuola, durante le ore di lezione, continuava a disegnare, a discapito dei voti generali, soprattutto nelle lingue straniere.
Non riuscendo a resistere al suo “primo amore” si iscrisse e si diplomò in illustrazione all’Istituto Europeo di Design di Roma nel 1996. Da allora non ha più smesso di disegnare qualunque cosa e di sperimentare ogni tecnica.
Fino a oggi ha disegnato circa quaranta libri per bambini e ragazzi oltre a un’infinità di illustrazioni, manifesti e molto altro.
Nel 2000 ha vinto il primo premio al concorso “Un libro per l’ambiente” indetto da Legambiente con il libro Ma che razza di razza è?.
Nello stesso anno e nei successivi due le viene assegnata la menzione speciale White Ravens, selezione dei 250 libri per ragazzi più importanti al mondo con Isabella non ride più, Ma che razza di razza è? e Aiuto, arrivano le amiche della mamma.
Da cinque anni è docente di illustrazione all’Accademia delle Arti e delle nuove tecnologie di Roma e nel 2003 ha fondato Torrettastudio, studio grafico specializzato in illustrazione per ragazzi.
Nonostante le giornate fitte di impegni nel tempo libero, ama incontrare i ragazzi nelle scuole e parlare con loro di come nasce un libro illustrato.

D: Ciao, Cristiana, e grazie di aver trovato il tempo per gli utenti di DisegnAMO. Guardando le tue bellissime illustrazioni la prima domanda che sorge spontanea è: da dove è nata questa passione? Come hai iniziato?

R: Non ho memoria precisa di quando ho iniziato, il disegno è l’unica cosa che amo da sempre, da quando ero piccola. Mi piaceva starmene per conto mio e immaginare cose, forme… era il mio mondo e ci stavo benissimo lì. Poi ne ho fatto il mio mestiere. Posso dire di essere una persona fortunata nel fare ciò che amo.

D: Perché hai scelto di diventare illustratrice di libri rivolti ai bambini?

R: Quando ho scelto lo IED per studiare le tecniche non sapevo sarebbe stata la mia strada. Amavo ogni cosa che mi facevano fare, proprio perché non l’avevo mai potuta fare. Così al secondo anno incontrammo Chiara Rapaccini in arte RAP. Lei mi diede una scossa potente con il suo modo di fare diretto, e io, per testardaggine e per passione, decisi di sfidare lei e me. Quella era la cosa più interessante che mi avevano proposto. Quello doveva essere il mio lavoro. C’è massima liberà di espressione e questo mi ha convinta.

D: Hai pubblicato tantissimi libri, sei docente di illustrazione all’Accademia delle Arti e delle nuove tecnologie di Roma, e ti occupi di tante attività… come gestisci tutto il lavoro? Ci descriveresti una giornata “tipo”?

R: Lavoro a Trastevere, in uno studio con altre otto persone tra grafici e disegnatori. Lo studio B5. è un posto incredibile dove quando entri non sai mai quando hai effettivamente finito.
Per lo più mi sveglio al mattino con calma e arrivo per l’ora di pranzo. Poi succedono cose, anche durante la giornata, che cambiano i programmi. Mi sento molto libera anche in questo. Cerco fonte di ispirazione camminando, quindi se un idea non mi viene vado in giro per Roma. La mia città è fonte inesauribile di bellezza.
Le lezioni in accademia le ho due volte a settimana, cerco di farmi mettere le ore tutte insieme così da tenermi libera gli altri giorni. Questo lavoro, essendo una passione, non ha giorni, spesso i giorni migliori per disegnare sono proprio il sabato e la domenica quando tutto il mondo è in giro!

D: Come nasce l’idea per un’illustrazione? Che tecniche pittoriche prediligi per le tue opere?

R: Un’illustrazione nasce spesso quasi per caso. Nasce perché è dentro la testa. Dalla testa passa alla mano quasi automaticamente. Spesso non faccio nemmeno le bozze di quello che disegno, preferisco un definitivo da buttare che dieci bozze solo a matita.
Mi piace moltissimo l’olio, tecnica che prediligo. Troppo lunga per proporla delle volte… così ora è la china e l’acquerello. Quattro anni fa adoravo il bianco nero a matita… mi piace cambiare!

D: Per diventare un’artista affermata che difficoltà hai incontrato? Com’è partita la tua carriera e come hai capito che “da grande” avresti fatto l’illustratrice? Il fatto di vivere in Italia credi ti abbia ostacolata o pensi che ci sia un ampio mercato nel nostro Paese?

R: Ho incontrato la difficoltà del tempo. Ci vogliono più o meno dieci anni per vivere di questo mestiere. Per essere riconoscibile ed essere apprezzata. Per imporre il tuo modo di disegnare.
La mia carriera è partita male. Il mio primo libro, le prime illustrazioni sono state rimandate indietro dall’editore il quale mi disse “smettila di disegnare come disegnano allo IED”. Io ne rimasi mortificata e non capii subito cosa intendesse. Mi disse di prendermi una settimana di tempo per riflettere e farmi vedere il mio stile, che sapeva esserci.
Così provai di nuovo dopo una settimana con una proposta completamente diversa, libera dalle cose imparate e sicure di una scuola.
Fu un successo sia per l’editore che per la scrittrice che non aveva visto nulla! Il libro è Principerse e filastrane di Silvia Roncaglia per Nuove edizioni romane.
Il discorso di lavorare nel proprio paese è molto complesso. Tante volte ho pensato di provare la strada più semplice, quella della fuga e del facile risultato. Poi ho pensato, perché dovrei andarmene via? Roma è meravigliosa e il sole c’è quasi ogni giorno per tutto l’anno.
Non potrei mai vivere senza la luce del sole. Senza questo calore. Non voglio essere il solito “artista” che si lamenta del posto dove vive e va dove le persone sono più interessate, dove ci sono sussidi e facilitazioni… mi interessa conquistare il mio spazio nella città dove sono cresciuta. È solo questione di educare le persone a cose diverse, se tutti ce ne andiamo sarà sempre peggio e le cose non cambieranno mai.

D: Secondo te quanto contano gli studi e l’esercizio in questo tipo di lavoro? E quanto la passione e la fantasia?

R: Gli studi delle tecniche, per chi non le conosce, moltissimo. La fantasia è tutto. La passione ti sostiene quando ti scoraggi per tutte le difficoltà che incontri.

D: Nel tuo percorso personale c’è stata una persona, un maestro, o un autore di riferimento indispensabile per te?

R: Sicuramente Patrizio Di Sciullo. Maestro di incisione. Fondamentale per la sintesi e per l’amore per il segno. Ogni persona che posso incontrare e che mi regala un’ora del suo tempo raccontandomi di se. Ogni persona è uno spunto fondamentale per me.

D: Che consigli ti sentiresti di dare a chi si sta approcciando al disegno e ama in particolare il mondo dell’illustrazione?

R: È una strada dura, lunga. In questo momento ci sono moltissimi illustratori… Il consiglio è di non fermarsi mai, di guardare sempre ogni cosa che c’è intorno come se fosse la prima volta per prendere spunti. Di non smettere mai di essere curiosi, mischiare tutto quello è che è possibile per cercare nuove strade nelle tecniche. Di essere tenaci e fieri del proprio talento.

D: Ultimissima domanda riguardo ai tuoi gusti personali. Tra i nostri utenti ci sono tantissimi appassionati di fumetti, tu leggi qualche serie o ami in particolare qualche film d’animazione?

R: Serie? Non in particolare, mi piacciono le graphic novel, forse perché più vicine al mio gusto. Mi piace Gipi, mi piace Mattotti con Fuochi. Mi piace Tanino Liberatore con Ranxerox. Mi piace Blu, trovo geniali i suoi video. Mi piacciono le Cronachette di Nanni! Il film di animazione che non smetterò mai di rivedere è Monster & co., è il mio preferito insieme alla Città incantata.

Grazie per la tua disponibilità!

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