Vanna Vinci

Vanna Vinci

Vanna Vinci nasce a Cagliari nel 1964, frequenta il corso di Grafica dell’Istituto Europeo di Design e apre nel 1987 lo studio Mow Mow.
Il suo esordio nel mondo del fumetto risale nel 1990 su Fumo di China, con due storie brevi del personaggio della mummia Naarik.
Da qui una carriera in costante ascesa: lavora per Granata Press, per Kappa Edizioni e vince prestigiosi premi. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo L’altra parte, Doppio sogno, Guarda che luna.
Con la collaborazione di Mattioli realizza Una casa a Venezia per la giapponese Kodansha, edito in Italia da Kappa Edizioni per cui pubblica anche i volumi Ombre, Lillian Browne, L’età selvaggia (su testi di Giovanni Mattioli), vincitore del Premio Romics 2001 come miglior libro europeo, Viaggio sentimentale e Aida al confine.
Collabora inoltre con Sergio Bonelli Editore, disegnando tre albetti di May allegati alla testata Legs e gli albi Gli adoratori di Osiride e Paura negli abissi della serie regolare. Per la rivista Linus ha pubblicato le strip de La bambina Filosofica mentre per il settimanale Io Donna del Corriere della Sera ha prodotto la storia Notturna.

Vanna Vinci è anche una brillante illustratrice per ragazzi, ha lavorato con l’Editrice EL, Einaudi Ragazzi, Associazione Italiana Biblioteche e Tam Tam. Collabora con le pagine della cultura de l’Unità. Nel 1999 ha vinto il premio Yellow Kid come miglior disegnatore. Nell’ultima Lucca Comics ha presentato il suo nuovo libro La Bambina Filosofica Pape Satàn aleppe. Oggi, solo per i lettori di DisegnAMO, ci concede questa intervista:

D: Qua è stato il tuo percorso di studi e come sei “approdata” al fantastico mondo del disegno?

R: Ho sempre disegnato, fin da piccola. La mia passione erano i pennarelli. Di fatto a casa mi hanno sempre sostenuta in questo, comprandomi un sacco di materiale e lasciandomi fare quello che volevo.
Se poi parliamo del fumetto, ho cominciato a lavorare sull’idea del fumetto verso i diciassette anni, dopo aver letto le storie di Corto Maltese. A dire il vero, l’unica cosa che volevo era capire il segreto di quei disegni che mi avevano come stregato… quindi non ho fatto altro, per un anno, che continuare a copiare i personaggi di Pratt.

D: Come sei riuscita a passare dal tuo studio di design al mondo del fumetto?

R: Non sono mai passata veramente dall’uno all’altro… ora come ora, se mi capita, lavoro per degli amici che hanno studi grafici e pubblicitari. È da dire che quando ho cominciato a lavorare seriamente alla prima storia, per Granata Press, all’inizio degli anni ’90, continuavo a fare la grafica pubblicitaria con la mia amica a Cagliari. Verso la metà dei ’90 mi sono trasferita a Bologna e ho realizzato che ormai il mio lavoro principale erano i fumetti.

D: Secondo te per una donna è più difficile sfondare nel mondo del fumetto italiano? Il monopolio in questo ambiente è soprattutto maschile? E nel panorama internazionale?

R: È un dilemma che è meglio non porsi in questi termini. Bisognerebbe metterselo considerando tutti gli ambenti di lavoro artistico e non, e tutti i paesi… e comunque ad altri livelli, politici e sociali e non fumettistici nel dettaglio… l’unica cosa da fare è procedere, cercando di fare quello che si può… cercando di prendere quello che è possibile prendere, senza lagnarsi, ritagliarsi degli spazzi un po’ più grandi, piano piano, però, è vero che ora come ora le ragazze che vogliono disegnare e scrivere fumetti sono molte più di prima, e non sembra più così bizzarro per una donna decidere di fare l’autrice e la disegnatrice. Insomma, io ho fiducia che piano piano le cose cambino. Conto nella vitalità, mia e delle nuove generazioni.

D: Che autore consideri il tuo “maestro spirituale”?

R: Mah… io di maestri spirituali non ne ho avuto, nemmeno di maestri a dire la verità… Pratt è stato fondamentale, senz’altro, come lo sono stati Grazia Nidasio e Luigi Bernardi… se non ci fosse stato lui non so nemmeno se i fumetti li avrei fatti davvero, oppure no.

D: Vanna Vinci oggi… come organizzi una tua giornata “tipo” di lavoro?

R: Io ho un bio-ritmo lento. La mattina posso fare solo cose che non richiedano difficoltà o concentrazione eccezionali, quindi posso inchiostrare, o fare cose del genere… escluso che faccia le matite.
Ovviamente se non sono in ritardo o non ho una scadenza stretta, in questi casi il bio-ritmo salta. Con lentezza e con scarsi risultati mi tocca mettermi in moto. Se non sono stressata, c’è anche il caso che non lavori la mattina. Dalle due in poi sono a regime. Se sto facendo le matite… in media faccio due tavole al giorno. Se sto inchiostrando, tre al giorno, lo stesso se sto colorando. Ovviamente ci sono delle pause da rispettare, qualche giorno non riesco a far nulla o faccio pochissimo e altre volte magari vado più veloce.

D: Mediamente quante ore lavori in un mese?

R: Essendo una libera professionista, pagata a lavoro, non ho mai fatto il conto. Se devo lavorare il sabato e la domenica, o restare al tavolo fino a mezzanotte, lo faccio… non ci sono medie aziendali. Mai avute!

D: Leggi qualche fumetto/manga in questo momento? O ne hai letto qualcuno di recente?

R: Leggo pochi fumetti. Non ho tempo. Li compro ma li leggo a fatica. Faccio l’editing di One Piece, ed è un fumetto che mi piace moltissimo. Cerco di leggere sempre quello che esce in Italia… ma sono svogliata.

 

D: Mentre disegni ascolti musica?

R: Sì, oppure la tv. Se ci sono dei documentari storici lavoro il doppio. Dalle cinque alle sette metto su la Sette proprio per i documentari. Mi piace, mi sembra che qualcuno mi racconti una storia. Ovviamente se non sto scrivendo o non sto facendo delle matite troppo impegnative.

D: Sei appassionata di qualche serie Tv o saga cinematografica?

R: No. L’anno scorso mi piaceva Crossing Jordan, ma non sono mai stata assidua e adesso non lo danno più. Senz’altro ho un debole per la signora Fletcher.

D: Come trai ispirazione per i tuoi lavori?

R: Vita, pensieri, libri, film, storia… boh. Dettagli… Un incontro in un hotel… Un viaggio… La storia di una vita passata… La storia dell’alchimia… Sinceramente non ne ho idea.

D: Oltre a disegnare fumetti e illustrazioni ti dedichi anche alla grafica e al design?

R: Be’, se capita studio dei marchi, dei loghi o collaboro come illustratrice con due o tre studi grafici di amici. Mesi fa ho anche disegnato una poltrona per una mostra a Padova…

D: Sei soddisfatta della tua carriera o c’è ancora qualche obiettivo che vuoi raggiungere?

R: È una domanda senza risposta. Sì, sono abbastanza soddisfatta, ma questo ha pochissima rilevanza per me. L’unica cosa che conta è continuare a lavorare, pensare e vivere. Le soddisfazioni durano poco e non servono a niente. Di obiettivi a lunga scadenza non me ne metto mai. Di quelli a breve scadenza, e a brevissima, ne ho una marea come tutti…

D: Se potessi tornare indietro nel tempo cosa cambieresti o non disegneresti?

R: Boh… non ci ho ma pensato… e se dovessi tornare indietro nel tempo, nella mia vita… be’, il fumetto sarebbe l’ultima cosa di cui mi darei pensiero.

D: Molti nostri lettori/frequentatori sono convinti (in assoluta buona fede) di essere il nuovo maestro del fumetto per il 22esimo secolo e, puntualmente, non accettano critiche… cosa ti senti di dire/consigliare loro?

R: E be’… sono psichiatrie anche quelle… Forse potrebbero leggersi Antichi maestri di Thomas Bernhard che fa le pulci anche ai maestri del rinascimento. Le critiche sono interessanti, a volte più dei complimenti. Basta prendere tutto con un po’ di giudizio.

D: Disegno solo a mano libera o anche a PC? Che ne pensi?

R: Disegno, comunque… Il risultato conta, non il mezzo.

D: Per concludere, una cosa che si chiedono tutti i lettori… il tuo piatto preferito?

R: La pizza, senza ombra di dubbio.

Share This
COMMENTS
Comments are closed