Teoria del colore

Teoria del colore

IL COLORE

La percezione del colore dipende da un fattore soggettivo: un comando impartito dal cervello all’occhio umano.
Per un daltonico, infatti, il colore rosso non esiste, e le stesse parole rosso, bianco, grigio non hanno senso se pensiamo al centinaio di rossi dei Maori, ai sette tipi di bianco degli eschimesi e alle più di 600 tonalità di grigio percepite dall’uomo urbano europeo del XX secolo.

PARLARE DI COLORE IMPLICA CHE SI PARLI DI LUCE, DAL MOMENTO CHE SENZA LA LUCE NON VI PUÒ ESSERE COLORE

Per il pittore è di fondamentale importanza conoscere perfettamente le caratteristiche del colore poiché è questo il mezzo di cui si avvale per la realizzazione delle sue opere.
La luce è la forma di energia che consiste in un movimento ondulatorio ad altissima frequenza. La lunghezza d’onda è compresa tra 0,7 e 0,4 micron e corrisponde all’aspetto dei sette colori conosciuti: il magenta (rosso tendente al violaceo), l’arancione, il giallo, il verde, il blu, l’indaco e il violetto che, componendosi, danno la luce bianca del sole.
In laboratorio, per mezzo di un prisma, si può procedere alla scomposizione cromatica delle luce del sole, provocando artificialmente il fenomeno dell’arcobaleno. Ecco allora apparire i sette colori dell’Iride.

LA LUCE È QUINDI COLORE

Quando poi la luce incontra un corpo opaco, dà luogo a effetti diversi a seconda della composizione molecolare di quest’ultimo. Nel caso in cui sia completamente assorbita dal corpo, vedremo nero, cioè ombra, assenza di luce. Nel caso in cui venga riflessa, apparendo quindi nel suo colore originale, vedremo il bianco.
Perciò possiamo dire che il bianco e il nero non sono propriamente colori, ma luce e ombra. Vediamo i colori soltanto quando il corpo opaco assorbe la luce, riflettendone una parte.
Ma occorre considerare che, in assenza di condizioni di massima luce e massima ombra, sarà sempre presente una valenza cromatica.

IN NATURA NON ESISTONO
IL BIANCO E IL NERO ASSOLUTI

È bene chiarire che, parlando di colore, si possono intendere due cose diverse: la luce, che è il colore vero e proprio, cioè l’effetto visibile o la materia colorante, ossia il pigmento.
Fra i sette colori dello spettro solare tre sono primari: il magenta, il giallo e il blu. I colori primari costituiscono una classe a sé stante, in quanto ciascuno di essi è diverso dall’altro, unico e non ottenibile come mescolanza di altri colori.
I rimanenti colori dell’Iride si ottengono mescolando questi tre colori di base.
Se mescoliamo blu e giallo, avremo come risultato il verde; con magenta e giallo otteniamo il rosso, che diventa arancione se aggiungiamo ancora giallo; blu e magenta, invece, danno il violetto. L’indaco è considerato blu scuro, privo di giallo e influenzato dal magenta.

RICAPITOLANDO:
I COLORI DELL’IRIDE SONO:
MAGENTA, GIALLO E BLU (COLORI PRIMARI), ARANCIONE, VERDE E VIOLETTO
(COLORI SECONDARI)
L’INDACO È UNA VARIAZIONE DEL VIOLA

Mescolando fra di loro i colori secondari, in ogni combinazione possibile, riusciremo a ottenere tutti i colori esistenti in natura. Il nero, invece, è il risultato della mescolanza dei tre colori primari (sintesi sottrattiva) e il bianco deriva dalla sovrapposizione di tre fasci di luce, rispettivamente verde, blu e arancione (sintesi additiva).
Proprio queste due sintesi dimostrano che in natura non esistono il bianco e il nero: essi sono l’effetto prodotto dalla somma di luce o di colore.

Vediamo ora in che cosa consiste la teoria dei colori contrari: si basa sul fatto che i colori fondamentali della sintesi sottrattiva (magenta, giallo e blu) formano tra di loro il massimo contrasto, anche se nessuno di essi si oppone alla mescolanza con gli altri. Di conseguenza il verde (giallo più blu) sarà l’opposto del magenta (primario non compreso nel verde), il rosso (magenta più giallo) sarà l’opposto del blu (primario non compreso nel violetto).

QUESTI COLORI OPPOSTI SONO DETTI COMPLEMENTARI, PERCHÉ CIASCUNO DI ESSI SERVE DA COMPLEMENTO AGLI ALTRI DUE PER FORMARE LA SINTESI SOTTRATTIVA COMPLETA, CON CUI SI OTTIENE NERO

ESEMPI PRATICI DELLA TEORIA DEI COLORI

Lo spettro fa in modo che una determinata tonalità appaia nitida oppure vicina ad altri colori. Le tonalità che risultano nitide corrispondono a colori complementari saturati, dato che ogni colore può raggiungere una sua massima intensità.
Ad esempio, un rosso non potrà mai essere più rosso di quello che è. Se lo vogliamo modificare, abbiamo due possibilità: combinandolo con il bianco possiamo fare in modo che perda forza; viceversa, aggiungendo un po’ di blu, in quantità molto ridotta, altrimenti il rosso tenderà al violetto, lo scuriremo.

 

ESERCIZIO 1

Successivamente vedremo quali strumenti e supporti comprare e usare, ma per questo semplice esercizio e per quello a seguire potrai usare della vecchia tempera che hai in casa o dei materiali scolastici.

Scopo: primo approccio alla teoria del colore. Come cambiare il tono con solo un colore a disposizione più bianco e nero.

Tempo: se fatto bene, circa 1 ora totale, compresa l’asciugatura.

Materiale occorrente:
– 3 tubetti di tempera (va benissimo la tempera che usano i bambini a scuola, non serve un prodotto di alta qualità): rosso carminio, bianco, blu oltremare.
– 1 tavolozza (va benissimo un piatto vecchio o di plastica)
– 1 pennello piatto (anche sintetico) di medie dimensioni (n° 8-10)
– Matita, gomma, righello
– 1 foglio da disegno ad alta grammatura

Proviamo la sintesi cromatica. Disegna dieci quadretti (da 3×3 cm) in successione sul foglio.
Metti sulla tavolozza, distanziati, i tre colori e aggiungi a ognuno qualche goccia d’acqua finché non avranno ottenuto una consistenza cremosa. Attenzione a lavare accuratamente il pennello tra un colore e l’altro.
A questo punto puoi iniziare l’esercizio. Dipingi il quadretto centrale di rosso puro e, a scalare, aggiungi gradualmente del bianco in quelli di sinistra e del blu in quelli di destra. Come prima, dopo aver concluso con il bianco lava accuratamente il pennello.

Una volta asciutto otterrai un risultato simile a questo.


Com’è stato dipingere? Hai dovuto provare più volte? Non preoccuparti, avremo modo di approfondire la tempera negli articoli successivi, nel frattempo potrai provare qualche altro esercizio sul colore.


GAMMA DI COLORE

Possiamo dividere i colori in tre gamme di vivacità, ciascuna delle quali individuata da pochi colori tipici.

Gamma FREDDA: viola, blu e verde;
Gamma CALDA: giallo, arancio e rosso;
Gamma PALLIDA: i colori sono mitigati da varie tonalità di grigio.

RICAPITOLANDO, I COLORI SECONDARI SI OTTENGONO MESCOLANDO A DUE A DUE I COLORI PRIMARI, MENTRE UN COLORE PRIMARIO MESCOLATO A UN COLORE SECONDARIO DÀ UN COLORE INTERMEDIO

Se mescoliamo in parti uguali viola e giallo, otterremo il bistro,un colore molto scuro, quasi nero, che useremo al posto del nero per scurire i colori, mantenendo vivacità e brillantezza.
Il bistro si ottiene anche dalla mescolanza di arancio e blu o di verde e rosso.
Mentre un colore si scurisce col nero o con il bistro, tutti i colori chiari diversi si ottengono aggiungendo bianco o, nel caso della tecnica d’acquarello, diluendo il pigmento in acqua.
Il grigio neutro è frutto della mescolanza di tre colori primari con il nero e il bianco, mentre le diverse tonalità di grigio si ottengono con il bianco o poco nero. Se si vuole “scaldare” il grigio, bisogna aggiungere un goccio di magenta. Se invece si vuole “raffreddarlo” bisogna aggiungere del blu.


PROPRIETÀ FISICHE DEI COLORI

TONALITÀ: quantità di luce presente nei singoli colori; dipende dal grado di assorbimento della luce da parte della retina.
INTENSITÀ O CROMATICITÀ: brillantezza o opacità del colore, che varia dal chiaro allo scuro, dal brillante al tenue.
GRADAZIONE: grado di luminosità di un colore.
VIVACITÀ: qualità termica secondo la quale il rosso, l’arancione e il giallo sono considerati “caldi” mentre i blu, il verde e viola sono considerati “freddi”.
DUREZZA: qualità tattile che fa considerare “duri” il rosso, il bianco e il giallo e “morbidi” il blu e il nero.
TONALITÀ AFFETTIVA: esistono colori che producono in noi piacere o avversione.
FORZA: capacità di un colore di risaltare (per esempio il bianco e nero).
GRANDIOSITÀ: è una delle qualità di stimolo più che di percezione.
AREA: le superfici verdi o blu sembrano più ampie di quelle rosse o gialle.
LOCALIZZAZIONE: rosso giallo sembrano più vicini, blu e verde più lontani.
TRASPARENZA: capacità di rivelare o di occultare ciò che sta dietro.
BRILLANTEZZA: è prodotta dal riflesso della luce sulla superficie dell’oggetto.

VALORI SIMBOLICI DEI COLORI

I colori hanno un’enorme influenza sullo stato d’animo: ogni colore provoca infatti una determinata reazione emotiva nel soggetto; si pensi soltanto l’uso di colori tenui come il celeste e il verde chiaro negli ambienti ospedalieri, al fine di trasmettere pazienti pace e tranquillità o, per contrasto, al colore giallo del taxi facilmente identificabile anche in pieno traffico oppure di notte.
Anche nella nostra lingua ci sono modi di dire legati ai colori: ad esempio la disperazione è nera, la collera è rossa, la speranza è verde, mentre l’amore è rosa. Una sposa è tradizionalmente vestita di bianco, come un neonato, simbolo di purezza e innocenza. Nero, invece, è il colore del lutto, del dolore e del pianto.

COMPOSIZIONE DEI COLORI

I pittori dell’antichità fabbricavano i colori personalmente e, nel produrli, ognuno usava un procedimento personale. Nel 1864 Eugène Chevrel catalogò le tinte antiche: 14.400 tonalità cromatiche materiali ottenute da sostanze naturali usate nelle botteghe dei maestri fino al 700. Nel XIX secolo la chimica industriale provocò una rivoluzione nell’organizzazione del lavoro artistico con l’immissione sul mercato dei colori sintetici. In tal modo però si appiattì e si generalizzò l’uso di colori, che non vennero più prodotti nel segreto delle botteghe, in base a ricette tradizionali.
Il miracolo pittorico dell’impressionismo va in gran parte attribuito ai meriti dell’industria Lefranc, che produceva ottimi colori in tubetto.
I macchiaioli italiani, che non erano meno bravi dei loro colleghi d’oltralpe, usavano prodotti autarchici piuttosto scadenti, con il risultato di rendere ombreggiato e tetro anche ciò che secondo le loro intenzioni doveva essere brillante e solare.
In seguito entrarono in lizza con prodotti di qualità altre aziende tedesche, belghe, olandesi e infine italiane, ognuna delle quali propose gamme più o meno ampie di tonalità di colore.
Tutti i colori che si utilizzano oggi nei diversi metodi pittorici hanno una cosa in comune: il pigmento, che altro non è se non un colore in polvere. Sono gli agglutinanti che rendono i vari tipi di colore adatti alle diverse tecniche: acquarello, pastelli, olio, tempera, etc.

I pigmenti possono essere di origine animale, vegetale o minerale, ma il pittore moderno ha a disposizione soprattutto materiali artificiali. Si trovano ancora pigmenti di origine naturale, ma vengono usati sempre più raramente, anche per la loro tossicità: non dimentichiamo gli avvelenamenti cui andavano soggetti pittori nei secoli passati.

I BIANCHI

I più noti sono il bianco di piombo, il bianco di zinco e il bianco di titanio. Il primo, chiamato anche bianco d’argento, è molto opaco e asciuga con facilità. È particolarmente indicato per impasti grossi e per sfondi, rappresenta un alto grado di tossicità.
Il bianco di zinco viene chiamato anche bianco di Cina e ha una tonalità più fredda, azzurrina. Si mescola bene con gli altri colori, schiarendoli, ma copre meno e asciuga più lentamente. Non è tossico. Il bianco di titanio è entrato recentemente nel campo della pittura; la tonalità è ugualmente opaca, asciuga in tempi normali, non è tossico e copre bene.

I GIALLI

Il giallo di cadmio, luminoso e dall’asciugatura lenta, si mescola bene con tutti i colori tranne che con quelli a base di rame, come il verde opaco. Mescolandolo con il blu, dà un bel verde intenso. Il giallo di Napoli è uno dei pigmenti più antichi. Presenta un alto grado di opacità, si mescola bene con gli altri pigmenti ma è altamente tossico, essendo indiretto derivato del piombo.
Il giallo di cromo limone esiste in sfumature cromatiche diverse, che vanno dal limone e fin quasi all’arancio. Colore opaco, con poca resistenza alla luce, soprattutto nelle tonalità più chiare; è tossico.
Anche il giallo ocra, o giallo terra, ha origini antiche. Alcuni pittori lo prediligono, considerandolo un pigmento più naturale. Copre e si mescola assai bene. Il terra di Siena naturale viene da Siena, come indica suo nome. Bisogna tener presente, però, che questo pigmento tende a scurirsi nel tempo e deve assolutamente essere diluito con una giusta quantità di olio; non è consigliabile usarlo per zone ampie o per sfondi.

I ROSSI

Il rosso carminio è un colore brillante che, mescolato al bianco di zinco, può fornire una ricca gamma di toni e rosati. Mescolato al blu, dà origine a luminosi violetti. È abbastanza fluido ma asciuga lentamente. Il pigmento naturale è ricavato dal corpo disseccato di un insetto e sbiadisce con facilità, mentre quello prodotto da una pianta resiste di più alla luce ed è infinitamente meno caro. I rosso vermiglione è luminoso, opaco e secca lentamente. Se di origine minerale (composto di zolfo e mercurio) è molto tossico, alla luce del sole annerisce e non si mescola con i colori a base di rame. Oggi si usa quello ricavato da pigmenti artificiali. Il rosso di cadmio ha un vantaggio rispetto al vermiglione: non annerisce al sole, per cui viene usato spesso come sostituto. È brillante e potente e non si mescola ai colori a base di rame. Il terra di Siena bruciata ha alcune caratteristiche in comune con la terra di Siena naturale, la sua origine è la stessa, però il bruciato è più scuro e tende al rossiccio. Il pericolo che scurisca è minore, anche se è bene diluirlo con molto olio.

I BLU

Il blu di cobalto è un colore che non copre bene ma asciuga rapidamente. Deve essere diluito con molto olio, per cui nel tempo può assumere una tonalità verdastra. Se mescolato con altri colori che impiegano più tempo ad asciugarsi, può screpolarsi. Il blu oltremare, derivato anticamente dai lapislazzuli, era assai usato nell’antichità, nonostante fosse particolarmente laborioso sminuzzarlo e fosse oltremodo costoso. Oggi viene prodotto artificialmente. Si mescola bene con tutti i colori tranne che con quelli a base di rame: combinato con il giallo di cadmio, dà dei verdi brillanti, con il rosso carminio dei viola intensi. All’aria aperta si altera e alla luce artificiale appare assai scuro. Il blu di Prussia asciuga bene e solitamente scolorisce quando viene mescolato con colori chiari. Il suo tono cromatico è influenzato dalla luce che può schiarirlo. In questo caso consigliamo di lasciarlo per un periodo al buio: lo vedremo riprendere il suo colore originario.

I VERDI

Il verde terra è un derivato dell’ocra. È di origine molto antica e presenta tonalità di colore cachi. Si adatta perfettamente a tutte le tecniche. Copre bene e asciuga con relativa rapidità.
Il verde smeraldo (o verde viridian) non presenta buone doti di stabilità cromatica. È un colore trasparente: se mescolato con il giallo di cadmio produce un verde brillante, chiamato verde permanente. L’ossido di cromo verde presenta un basso grado di vivacità di tono, ma è molto coprente. Il verde di cobalto si manifesta in diverse tonalità. Non si deve mescolarlo con le terre.

BRUNI E NERI

Il bruno terra scura naturale e il bruno terra scura bruciata asciugano con rapidità e presentano un buon grado di stabilità. Non sono consigliabili per impasti densi. Il terra cassel (o bruno Van Dyck) ha una tonalità simile al terra scura naturale, con una leggera tendenza al grigiastro. Di solito viene usato nei ritocchi.
Il nero avorio, che si otteneva dalla calcinazione di polvere d’avorio, oggi è sostituito dal nero di ossa, ottenuto dalla calcinazione di stinchi di animali. Si asciuga molto lentamente e presenta un ottimo grado di stabilità. Particolarmente stabile è anche il nerofumo: viene usato con ottimi risultati in tutte le tecniche. Il nero di vite si ottiene dalla calcinazione di tralci di vite. Si presenta in una tonalità a sfondo bluastro.


ESERCIZIO 2

LA TEORIA DEL COLORE

Scopo: capire del tutto la teoria del colore e riuscire a ottenere il maggior numero di tonalità possibili utilizzando solo i colori primari più bianco e nero.

Tempo: variabile in base alla persona (minimo 5/6 ore, compresi i tempi di asciugatura).

Materiale occorrente:
– 5 tubetti di tempera: i colori primari (magenta, giallo, blu) più il bianco e il nero
– 1 pennello piatto di medie dimensioni (n° 8-10)
– 1 rotolo di nastro adesivo di carta
– 1 ciotola per l’acqua
– 1 tavolozza (va bene un piatto vecchio)
– 1 foglio da disegno spesso e ruvido
– matita, gomma e un righello o delle squadrette

Trovi un set base di tempera della Maimeri, con i 3 colori primari più bianco e nero, cliccando su questo link:

Disegna sul foglio, centrandolo, un rettangolo (base 39 cm, altezza 36 cm), suddividilo poi in 13 colonne e 12 righe, in modo da ottenere dei quadretti da 3 cm per lato.
Finito il disegno elimina la grafite in eccesso rimasta sul foglio (se ce l’hai, usa una gomma pane, altrimenti un panno pulito o un pennello pulito e asciutto).

I quadretti disegnati andranno riempiti con varie tonalità di colore.
Per aiutarti a colorare mantenendo i contorni dritti, puoi usare il nastro adesivo: strappa un pezzo di nastro lungo quanto il lato del quadrato (devono rimanere un paio di cm in più), elimina dal nastro la colla in eccesso, in modo che, togliendolo, non possa strappare il foglio: per ottenere il risultato desiderato puoi strofinarlo sul bordo del tavolo tenendolo per i capi opposti. Attento però a non togliere troppa colla, altrimenti non aderirà bene al foglio e il colore “sborderà”. Ti conviene fare qualche prova prima.
Dopodiché posiziona il nastro attorno al quadrato disegnato come una cornice.
A questo punto sei pronto per colorare: la prima riga da fare è la sesta dall’alto.
Lascia il primo quadretto (dove andrà il grigio) vuoto e inizia dal secondo, i colori che andranno inseriti in questo ordine:
1 – Viola freddo: si ottiene mescolando il magenta e il blu cyan con una percentuale di blu maggiore rispetto al rosso.
2 – Indaco: si ottiene aggiungendo al blu una punta di rosso.
3 – Blu cyan primario
4 – Verde blu: si ottiene mescolando una punta di giallo al blu.
5 – Verde: si ottiene mescolando in parti uguali blu cyan e giallo primario.
6 – Verde giallo: si ottiene mescolando al giallo una punta di blu.
7 – Giallo primario
8 – Giallo arancio: si ottiene mescolando una punta di magenta al giallo.
9 – Arancio: si ottiene mescolando giallo e magenta in parti uguali.
10 – Rosso carminio: si ottiene aggiungendo una punta di giallo al magenta.
11 – Magenta primario
12 – Viola caldo: si ottiene mescolando il magenta e il blu cyan con una percentuale di magenta maggiore.

Dopo aver inserito questi potrai riempire la prima colonna di quadretti.
Parti dal quadretto lasciato bianco a inizio riga, cercando di ottenere una gradazione di grigio pari al resto dei colori nella fila, dopodiché aggiungi al grigio del bianco e del nero per variare il tono e completa la prima colonna: verso l’alto aggiungi del bianco fino ad ottenere un grigio chiarissimo, quasi bianco, verso il basso del nero fino a ottenere un grigio scurissimo, quasi nero.
Molto importante è non fare sbalzi troppo alti tra la gradazione di un quadretto e quella sotto, per cui dosa meglio che puoi la quantità di nero e bianco! È proprio questa la sfida dell’esercizio.

Tenendo come gradazione base la colonna di grigi, dovrai riempire le altre colonne di quadretti aggiungendo bianco o nero ai colori inseriti all’inizio. Il risultato finale sarà buono se tutte le gradazioni saranno “coerenti” tra di loro: i quadretti di ogni riga infatti, tolta la saturazione, dovrebbero avere la stessa gradazione nonostante i colori diversi (vedi figure).

 

Questo esercizio ti aiuta anche nella padronanza degli strumenti, infatti non sarà semplice ottenere dei contorni precisi e dritti. Se, come suggerito prima, usi il nastro adesivo, stai molto attento quando lo togli, sii delicato per non strappare la carta.
A risultato ultimato la tavola dovrebbe essere il più uguale possibile a quella illustrata sopra.

Questo è un esercizio sembra semplice ma in realtà non lo è affatto, richiede molta pazienza, soprattutto se sei alle prime armi con tempera e pennelli.

UNA VOLTA COMPLETATO L’ESERCIZIO AVRAI ACQUISITO DELLE CAPACITÀ INDISPENSABILI PER CONTINUARE A COLORARE E A DIPINGERE IN FUTURO

Se vuoi aumentare la difficoltà dell’esercizio, puoi provare a inserire più colonne in modo da creare quante più tonalità possibili!

© 2018 Lorena Laurenti. All rights reserved. È possibile fare una citazione dell’articolo includendo il link originale alla pagina e dandone comunicazione all’indirizzo info@disegnamo.it

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